Il centro storico

Il Centro Storico

L’attuale città di Capena, che si differenzia dall’antica Capena sul colle della Civitucola e chiamata Leprignano fino al 1933, ha anch’essa origini molto antiche. Al fenomeno della costituzione dei latifondi nel Tardo Impero, si ricollega l’origine di “Fundus Apronianum”, al quale alcuni studiosi concordano nell’attribuire la derivazione del nome Leprignano, che si incontra per la prima volta una bolla di Papa Gregorio VII del 1081, dove “fundus Apronianum”, viene chiamato “Castrum Lepronianum”. Il 14 marzo del 1081, Papa Gregorio VII, con una bolla, concede il possesso del territorio di Leprignano al Monastero Benedettino di S. Paolo. Il suo nucleo primitivo che attualmente viene chiamato in parte “la Rocca” e in parte “Paraterra è costituito da un imponente tallone di tufo, con pareti molto scoscese.

Il luogo ha una storia particolare: esso non è stato abitato in modo continuativo ma, come è avvenuto anche in altri paesi arroccati, era frequentato nei periodi di insicurezza (guerre, invasioni), proprio grazie alle sue difese naturali, mentre durante epoche di pace e tranquillità era meno abitato. Le tracce della sua frequentazione risalgono addirittura alla Preistoria: si trovano testimonianze e tracce di vita a Paraterra e lungo le pareti dello sperone. Questo è chiaramente dovuto alla conformazione del luogo che offriva grotte per abitazione, numerosi corsi d’acqua nella valle e molta fauna.

Si hanno tracce del periodo romano in un Colombario situato sulla parete di tufo a picco, a Sud-Ovest, in località Paraterra. I colombari sono un tipo di sepoltura, utilizzata soprattutto in epoca romana, durante l’impero; essi consistono in un’ampia camera che ha lungo tutte le pareti, numerose nicchie consecutive, dove venivano poste le urne cinerarie. Quello di Capena, che in paese viene chiamato “Farmacia Vecchia” è ascrivibile molto probabilmente al II-I secolo a.C. È costituito da quattro stanze superiori rettangolari, con volta a botte, vicino alle quali c’è un pozzo circolare profondo circa 20 mt. Al di sotto c’è un’altra camera molto ampia di mt. 4.60 x 6.10, con un pilastro centrale e con circa 400 loculi. Adiacente a questa, c’è un’altra stanza più piccola, con volta a botte e con un solo grande loculo. Altra testimonianza forse di epoca romana, sono i resti di un muro, in opera quadrata, che proteggeva l’unico punto d’accesso allo sperone. Il muro è stato successivamente inglobato nella costruzione del Palazzo dei Monaci. Tutto lo sviluppo delle fasi successive al periodo romano è facilmente individuabile, in base alle caratteristiche architettoniche degli edifici: la parte più antica è sicuramente Paraterra. Il tessuto urbano tipicamente medioevale è caratterizzato da strade strette e improvvise aperture (piazzette), nella cui pavimentazione si notano ancora numerosi basoli e tratti di selciato.

Interessante è anche la presenza di numerose case a schiera, dove si notano piccole finestre, archetti e tratti di strade coperti con archi, sopra i quali si trovano alcune case. Qualcuno di questi “passaggi coperti” ha ancora un soffitto di legno. Per tutto l’abitato si notano elementi marmorei anche più antichi, riutilizzati nelle costruzioni.
Si conserva ancora parte delle mura di cinta con un ingresso ad arco rotondo di peperino con la traccia di una caditola (usata per sbarrare il portone). Sopra l’arco c’è ancora l’impronta dell’antico scudo, che aveva lo stemma della città di Leprignano. Attorno al nucleo medioevale si sviluppò la parte Rinascimentale, con la sistemazione della Rocca dove furono aperte due piazzette e dove fu costruita una chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo, ora diroccata, di cui si conserva solo l’elegante portale di marmo con un’iscrizione sull’architrave che riporta anche la data di costruzione, 1477: “MCCCLXXVII – T(empore) – SIXTI PP IIII”. Nella chiesa si trovavano molti affreschi di cui ne rimangono adesso solo poche tracce. Testimonianze di rifacimenti negli ambienti sottostanti la chiesa consistono nell’apertura di finestre, su una delle quali si nota la data di tali lavori: 1642. Fuori le mura della “Rocca”, c’è Piazza del Popolo, la più antica e grande piazza del paese.

Il Palazzo dei Monaci
Passando per Piazza del Popolo, si accede al poderoso Palazzo dei Monaci. La costruzione del Palazzo Abbaziale presenta diverse fasi: la più antica risale all’Alto Medioevo ed è quella adiacente all’antico borgo e terminava con l’utilizzazione del muro romano in opera quadrata come sistema difensivo. L’unico punto d’entrata era dall’arco in peperino a sinistra. La seconda fase è di epoca rinascimentale come risulta dalla data posta sulla bugna del portale di ingresso: 1599. E’ questo il periodo più importante della storia del palazzo che assume l’aspetto e la struttura attuale, perdendo quasi totalmente le caratteristiche difensive originarie. Si costruisce, in relazione alla piazza antistante creata contemporaneamente, un secondo accesso al palazzo, effettuando un taglio nel muro romano che viene a trovarsi ora all’interno. Il palazzo è a due piani, con sotterranei che attraversano tutto lo sperone di tufo, con sbocchi in vari punti della Rocca.
Al palazzo si accede tramite una moderna rampa in cemento che ricalca l’antico ponte levatoio. Nell’ingresso si nota un’interessante pavimentazione a raggera in sampietrini e cotto. Sulla destra c’è una scala cordonata completamente scavata nel tufo, con una pavimentazione in parte a tufelli e in parte in “opus spicatum”, con il pianerottolo coperto con volta a botte e crociera, che porta al piano superiore. Il primo piano è diviso al centro da un corridoio, che è l’unico punto di attraversamento dell’antico muro romano. Lungo questo corridoio si nota un’apertura circolare di circa 1 metro di diametro, ora chiusa da sampietrini: è forse l’antico trabocchetto difensivo di cui ancora parlano gli anziani del luogo? Questo piano era diviso da ampie arcate in tufo – ora chiuse – ed era adibito a magazzini di servizio, stalle, granai, dispense. Il corridoio sfocia in un cortile interno da dove si accede al piano superiore, attraverso due rampe contrapposte di scale.
Il secondo piano era usato come abitazione per i monaci ed eventuali ospiti. La rampa di destra porta a un corridoio dove c’è una lapide che ricorda i lavori del 1851. Grazie alla documentazione di questo restauro, conosciamo l’esatta destinazione delle varie stanze. C’erano degli ambienti di rappresentanza posti lungo il fronte che dà sulla piazza: sala della loggia, sala da ricevimento, sala da pranzo, etc. A Ovest c’erano ambienti di servizio e le camere destinate agli ospiti; a Sud le stanze destinate ai monaci e la cappella.

Nel 1522 si ha notizia che Leprignano affittò il Palazzo dei Monaci a Francesco della Rovere, vescovo di Volterra e al fratello Antonio; quindi al Barone Argelli, conservandone però la proprietà. Dagli archivi storici del Vaticano e dell’Abbazia di S. Paolo, si hanno notizie di una rivolta degli abitanti di Leprignano contro i monaci, nel 1594: “Roma 16 novembre 1594. La matina di lunedi comparsero circa 40 donne con 4 huomini di Liprignano sotto le fenestre del papa a’ gridare giustizia; il che inteso da Sua Santità fin quando celebrava la messa, mandò a dimandare della causa di questa novità, e fu trovato che si lamentavano delli frati di S. Paolo padroni di detto luogo per conto de li grani. Onde furono carcerati li huomini” (BAV., Cod. Urb. Lat. 1062).
La rivolta sfociò poi nell’occupazione da parte dei Leprignanesi del territorio di Leprignano. Nel 1614, il Monastero rientrò in possesso del territorio e nel 1617 fu stipulato un atto di concordia. Gli abitanti di Leprignano però, continuarono a ribellarsi ai Monaci per tutto il Seicento e 1700. Il palazzo fu abitato dai Monaci fino alla fine dell’800. Subito dopo la caduta dello Stato Pontificio nel 1870, il territorio di Leprignano si staccò dalla giurisdizione dei Monaci. Nel 1910 il Monastero di S. Paolo affittò il palazzo alla chiesa parrocchiale e nel 1920 fu affittato al comune che lo utilizzò come Municipio poi come scuola elementare fino al 1930. Successivamente il Monastero vendette il palazzo a privati.

La Torre dell’Orologio
Si affaccia su Piazza del Popolo anche la Torre dell’Orologio, un edificio che risale al XVII sec. Rispetto agli altri edifici della piazza vi si nota una maggiore ricchezza di decorazioni: le cornici delle finestre non sono semplici e lineari ma hanno motivi floreali e di animali. Alla base c’è una fontana, inquadrata da un arco, su cui poggiano le tre stanze della Torre.
Sulla sommità c’è il quadrante di un orologio a contrappesi, il cui meccanismo è custodito all’interno dell’edificio. Le ore erano scandite dal suono di una campana posta sul tetto dell’edificio.
Singolare è la sistemazione dell’edificio: incastrato tra le altre costruzioni della piazza, è arretrato rispetto ad esse e forma con gli edifici laterali un angolo molto pittoresco e caratteristico.

La Fontana Rotonda
Uscendo dal centro storico è possibile vedere la Fontana Rotonda, uno dei simboli capenati, famosa per aver ospitato nel 1952, le riprese del film “Totò a Colori”, primo lungometraggio a colori del Cinema Italiano.