Il paese

Il Paese

Capena Città d’Arte

Capena, fino al 1933 chiamata Leprignano (mutato in Capena con un regio Decreto del 1893), è un comune di oltre 10.000 abitanti, e sorge a 35 km a Nord di Roma. Il paese è situato su colline ricche di vigne e ulivi, mentre sullo sfondo a nord-est si vede l’amplia vallata del Tevere e i monti della Sabina a nord.

Il territorioI Capenati, furono una fiorente popolazione italica che prosperava nel Lazio prima dell’avvento di Roma. La loro cultura ebbe degli aspetti propri, con influenze esterne, come quella Etrusca, Latina e Sabina. Parlavano una lingua del tutto originale, affine all’etrusco, molto simile al latino e con influenze Sabine. Cepena Veteres sorgeva sul colle della Civitucola ed era la capitale dei Capenati. Secondo alcuni studiosi la fondazione della città venne attribuita ai Veienti, mentre per altri le origini della città Stato di Capenas sono connesse al Re Etrusco Propertius (Catone in Servio, ad Aen. VII, 697).

Il territorio capenate (Ager Capenas) si estendeva lungo la riva destra del Tevere, confinava a nord con quello dei Falisci, a est con il Tevere e i Sabini, e a sud ovest con il territorio etrusco di Veio. Comprendeva gli attuali comuni di: Capena, Civitella San Paolo, Morlupo, Fiano, Nazzano, Ponzano, Filacciano, Torrita, Rignano, Sant’Oreste, Castelnuovo di Porto e Riano.

Determinante per la sua formazione più antica fu la vicinanza con il Tevere, importante via di traffico che dall’Adriatico centro-orientale, attraverso il Piceno e la Sabina, giungeva al Tirreno, permettendo numerosi scambi economici e culturali fino dall’Età del Bronzo. I principali centri abitati della zona erano: Capena, il colle della Civitucola o Castellaccio, il Lucus Feroniae, importante centro di culto e commercio e la città di Saperna, di cui non è ancora certa l’esatta ubicazione. Da alcune fonti antiche però, risulta che un altro centro religioso si trovava anche sul monte Soratte, al confine con il territorio falisco, dove c’era il culto di Apollo Sorano.

Dalla fine del VII secolo, inizi del VI a.C., si nota una sempre maggiore influenza della cultura etrusca su quella capenate, che culminerà con l’ammissione del territorio di Capena nella
Confederazione dei popoli etruschi. Nel IV secolo a.C. ebbe luogo la mitica e decennale guerra tra Veio, i Capenati e i Falisci alleati e Roma, per il controllo di questa zona del Tevere. Queste lotte terminarono con la sconfitta degli alleati da parte di Roma nel 395 a.C. e con la caduta di Veio per mano di Furio Camillo. Dopo la conquista romana, tutto il territorio fu ascritto alla Tribù Stellatina con la creazione di un Municipio Federato nel 387 a.C.

Del periodo repubblicano non si hanno molte notizie, certo è che Capena mantenne la sua importanza di “Municipio Federato”, ricco e fiorente, come testimoniano i numerosi ritrovamenti di manufatti del periodo ellenistico e la fama dei tesori del Lucus Feroniae, che attirò anche Annibale, il quale nel 211 a.C. saccheggiò il santuario.

Nel periodo imperiale, parte del territorio fu inglobato nel “Patrimonium Caesaris” e aumentarono i latifondi, come dimostrano le numerose Ville sorte nella zona, la più famosa delle quali è la Villa dei Volusii. Infatti, a causa dell’instabilità dell’autorità imperiale e dell’inflazione, che determinò l’abbandono delle città da parte dei nobili, questi si ritirarono nei propri latifondi. Ogni villa del tardo Impero cominciava così ad avere l’aspetto di quello che doveva essere più tardi,il feudo Medievale, con il suo castello come nucleo centrale e il borgo fortificato, che era chiamato “Castrum”.
Villa Volusii
Nell’era Cristiana, il territorio fu chiamato Collinense, per la natura del suolo, e il primitivo “Patrimonium Caesaris” divenne un feudo della Chiesa di Roma e fu un baluardo contro l’invasione dei Longobardi e dei Franchi, del cui passaggio si hanno testimonianze storico-artistiche. Notizie di questa denominazione si hanno in una bolla di Leone IV dell’854 in cui c’è un elenco dei beni del Monastero di S. Martino che per lungo tempo ospitò i Monaci Benedettini. Si trova un’altra citazione del territorio Collinense in un “Istrumentum Rogatum” del 962, sotto il papato di Giovanni XII, dove una certa Agata dona al Monastero di S. Martino alcuni beni del territorio Collinense.

CastellaccioLa sede dell’antica Capena, distante alcuni chilometri dall’attuale paese, si trovava in località “Macchie” sulla collina denominata “Civitucola”, chiamata comunemente “Castellaccio” a causa del rudere che sovrasta l’altura, una collina di difficile accesso. Sorge in prossimità del fosso di “Gramiccia”, l’antico “Capenas” fiume nazionale dei Capenati, che sfociava nel Tevere all’altezza del Lucus Feroniae. Nella zona centrale dell’antica città sorge un antico rudere in opera cementizia, a pianta rettangolare. Si tratta quasi certamente di un edificio di epoca romana che nel Medioevo venne adibito a Monastero dei Benedettini con annessa una chiesa dedicata al culto di S. Giovanni Apostolo e Evangelista. Nell’area della città affiorano ancora numerosi frammenti di ceramica e marmo di età romana e anche frammenti ad impasto del periodo arcaico. Da quest’area provengono le statue e le numerose iscrizioni su basi onorarie che sono attualmente conservate in parte nell’edificio del Comune e in parte nei Giardini Pubblici. Si tratta di monumenti eretti dai Capenati – come era costume nell’età imperiale – in onore degli imperatori romani e dei personaggi illustri dell’epoca. Da notare soprattutto quelle riguardanti Settimio Severo, sua moglie Giulia Domna e Caracalla.